Hikikomori: agganciare prima che sia troppo tardi… #1

C’è un fenomeno che purtroppo sta prendendo piede anche in Italia, con percentuali che sfiorano numeri a due cifre: parlo del ritiro sociale, che tra gli adolescenti sta assumendo dimensioni davvero preoccupanti. Basti pensare a un dato del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR): la percentuale di ragazzi tra i 14 e i 19 anni che non incontrano più amici fuori dalla scuola è quasi raddoppiata, passando dal 5,6 % del 2019 al 9,7 % del 2022. È chiaro che l’isolamento dovuto alle sciagurate misure anti-COVID abbia giocato un ruolo determinante; eppure, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettati, la voglia di socialità non è esplosa una volta terminate le restrizioni, ma la tendenza a rimanere isolati è addirittura aumentata.

Negli ultimi venti anni, la nostra società è cambiata rapidamente e radicalmente. Mobilità e flessibilità sono cresciute esponenzialmente, accompagnate da un diffuso senso di incertezza e dalla mancanza di punti di riferimento stabili. Contemporaneamente, internet e i social network hanno creato nuove modalità di socialità: da un lato permettono di mostrarsi in modi controllati e di nascondere il proprio Vero Sé, dall’altro espongono continuamente le persone, riducendo drasticamente la privacy. In un contesto così fluido e complesso, diventa sempre più difficile ancorarsi a valori o mete predeterminate come quelle che hanno scandito la vita delle generazioni precedenti.

Non sorprende, quindi, che alcuni giovani trovino difficile affrontare la pressione del mondo esterno. Per molti, la risposta prende la forma di un ritiro sociale volontario, una chiusura che offre un rifugio protettivo, quasi un “ritorno all’utero materno”, dove ritrovare respiro e sicurezza. È esattamente il fenomeno noto in Giappone come hikikomori: un isolamento prolungato che diventa modalità di difesa e protezione dalla realtà, ma che rischia di trasformarsi in una trappola difficile da abbandonare.

Il fenomeno non riguarda solo il Giappone. Studi recenti indicano che anche in Italia migliaia di adolescenti e giovani adulti vivono forme simili di isolamento. Circa il 2 % degli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni può essere considerato a rischio hikikomori, con cifre più alte se si includono coloro che passano la maggior parte del tempo a casa, lontani dai contatti sociali extrascolastici. La pandemia ha accentuato queste dinamiche, normalizzando temporaneamente l’isolamento e rendendo più difficile il reinserimento nella vita sociale.

In questo scenario, il ritiro sociale non va confuso con pigrizia o rifiuto del mondo. Si tratta di una risposta complessa a pressioni sociali, culturali e psicologiche. Comprendere il fenomeno significa accogliere le difficoltà dei giovani senza giudizio e costruire percorsi di supporto che permettano loro di ricostruire gradualmente fiducia e relazioni, con piccoli passi concreti, senza forzature.

Nel prossimo articolo spiegherò ancora più nel dettaglio le caratteristiche di questo fenomeno e come incide pesantemente nelle dinamiche familiari.

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