“Les Amants” di Magritte è uno di quei dipinti capace di mandare la mente oltre il significato, seppur potente, pensato dall’artista. Basta aprire molti dei collegamenti che internet ci regala partendo dal nome del quadro, e sarà immediato trovare i tanti riferimenti che illustrano le molteplici interpretazioni dell’opera. Ma non è ciò di cui voglio parlare.
Vorrei provare ad andare oltre. Quando una persona a cui tengo molto (Marty questo è per te), ha postato su Instagram la foto del dipinto esposto al MOMA di New York, ho avuto una risposta emotiva che mi ha scaraventato la mente in tante direzioni. Paradossalmente il significato del quadro era ciò che mi interessava meno, convinto come sono che davanti ad una qualsiasi opera d’arte che contenga tratti indefiniti, ognuno di noi possa proiettare dei propri vissuti o del proprio voler vivere.
Due visi che restano ignoti nei loro lineamenti, nelle loro espressioni sotto il velo, nell’indeterminatezza di ciò che hanno di fronte possono tranquillamente rappresentare il nostro viaggio nella vita: non sappiamo mai cosa avremo davanti a breve. Non abbiamo certezze verso quali emozioni andremo incontro e se le persone che attraverseranno il nostro cammino ci regaleranno gioia o dolore o, peggio ancora secondo me, saranno totalmente insipide per noi.
La forza che trovo nel quadro però, è che non c’è esitazione nell’andarsi incontro, non c’è paura ed anzi, entrambi sembrano essersi preparati con il miglior vestito per questo evento come se fosse imperdonabile presentarsi non al meglio ad ogni nuova possibilità di conoscenza che la vita ci offre.
L’ignoto spesso prende forma nella nostra immaginazione ed è per questo che o attrae o respinge, a seconda della costruzione mentale che ci siamo fatti. In questo processo si nasconde molto di come siamo realmente. La propensione verso ciò che non conosciamo, sia che si tratti di luoghi, eventi o soprattutto persone, per molti rappresenta una ragione di vita, è il motore della propria esistenza. Coloro che sono animati da tale energia ( e mi ci metto anche io) sono convinti che la ricompensa emotiva che si può ottenere sia superiore a qualsiasi rischio si possa correre nel mostrarsi a cuore aperto. Le delusioni, che ci possono essere ed anzi, a volte ci sono, non hanno lo stesso impatto della gioia provata quando il rischio è stato ampiamente ripagato.
D’altra parte però, l’ignoto può anche spaventare o addirittura terrorizzare, e spinge coloro che ne hanno questa percezione, a crearsi dei confini ben delineati dai quali non solo non si ha voglia di uscire, ma soprattutto si fa di tutto per non far entrare gli altri. I confini creati sono dei limiti anche verso la voglia di sperimentare nuove situazioni relative alla vita o al lavoro ad esempio. Si mette un limite anche verso il flusso di informazioni per paure di ricevere “tentazioni” al cambiamento.
Nessuno dei due gruppi ha ragione e nessuno ha torto: si tratta solo di come ci si pone alla vita e se si è più preoccupati dal dolore o più gratificati dalla felicità.
“Les Amants”, è un quadro potente e spero che i puristi dell’arte, e anche della mia professione, possano davvero perdonarmi questa interpretazione data di getto. Le emozioni non vanno mai imbrigliate affinché restino tali: altrimenti è ragionamento, e tutto cambierebbe.